Antonio Zambujo, bossa-fado alentejano

Tra le tante cose che rendono straordinariamente carismatico il Portogallo, e che spesso mi dimentico di citare qui sul Blog di Mundo, c'é la sua musica. La musica portoghese, per dire una cosa banale ma talvez necessaria, NON È - come abbiamo visto qui e qui - solo Fado, sebbene sia pacifico che in molti casi questo continui ad essere l'ossatura sulla quale si regge tutta una "nuova" generazione di artisti che, a partire dalla fine degli anni '80 (l'esempio piú ovvio che mi viene in mente sono i Madredeus) ha allargato i confini del genere trasformandolo - anche e soprattutto grazie alla contaminazione di stili - in un sound internazionale; per farla breve, oggi non c'é bisogno che tu sia nato sotto un cavolo (o un'alface) in mezzo ai vicoli della Mouraria o di Alfama per capire il Fado (anche se aiuta, eh).

Prima o poi voglio ritornare sull'argomento con una nuova lista aggiornata dei musicisti portoghesi che dovete assolutamente conoscere, ma tra questi c'é n'é almeno uno che merita un post tutto suo: e questo é Antonio Zambujo, che ieri sera ho avuto il piacere di ascoltare dal vivo, GRATIS, a Cascais nell'ambito delle Festas do Mar.

Classe 1975, nativo di Beja nel basso Alentejo, Zambujo é forse il piú originale tra gli interpreti del cosí detto Novo Fado: considerato una sorta di João Gilberto portoghese (piú nella forma che nella sostanza, per caritá), nel corso dei suoi 5 album ha creato - attraverso una sapiente mistura tra il Fado, la Bossa Nova e la musica tradizionale alentejana - un sound personalissimo e unico. Se almeno una volta avete provato a immaginare come sarebbe il classico Nem as paredes confesso cantata da Caetano Veloso (un pó come lo stesso Gilberto cantava Estate di Bruno Martino), ecco la risposta:

La traccia fa parte del suo terzo album, Outro sentido (2007), disco uscito dopo che Zambujo ha giá vinto il premio Amália Rodrigues, intitolato giustamente all'immortale Signora del Fado e attribuito dalla Fundação omonima nella categoria "Melhor Intérprete Masculino de Fado", riconoscimento che che gli aprirá le porte del mercato internazionale portandolo a esibirsi dal vivo fino in Brasile, a Rio de Janeiro, dove riceve la "benedizione" del pubblico carioca, che quattro fili di bossa se li mangia, ma conditi di Fado non l'aveva mai provati, acho eu...
Si tratta anche di un disco di passaggio tra due ere diverse per Zambujio. A partire dal suo quarto lavoro Guia (2010) il suo stile, fin lí ancora fortemente influenzato dalla musica alentejana e dal Fado tradizionale, e forse un pó troppo "elitario" (nel senso buono del termine), si scioglie e si assesta su questa sorta di elegante Bossa-Fado, tanto minimalista quanto sofisticata, che strizza l'occhio al jazz e alla fine, ouh! É Pop. Una scioltezza che lo ha portato a "partorire" quel piccolo gioiello perfetto che é Quinto (2012), l'ultimo disco.

Confusi? Colpa mia. Perché perdere tempo a spiegare quando c'abbiamo YouTube?Facciamo prima ad ascoltarci Zorro, da Guia.....

...E Flagrante, da Quinto.

Adoro come la chitarra portoghese si sposa col resto ª_ª

Va detto comunque che i suoi primi due album, O mesmo Fado (2002) e Por meu cante (2004), per quanto meno accessibili al pubblico straniero, sono due perle. Qui l'originalitá - e il merito - di Zambujo sta proprio nel fatto di aver risposto pure a una domanda che forse nessuno si é mai fatto, ovvero come sarebbe un canto tradizionale alentejano in versione Fado:

Maniera meravigliosa di omaggiare le proprie radici e la propria terra :)

Pronto, meninas e meninos, siccome oggi non c'é un kazoo da ridere, che ogni tanto un post tipo serio o che almeno ci prova ve lo dovete sorbire anche qua, chiudo con la mia preferita:

Fortuna, che dedico per una bizzarra, tutta mia, chevelospiegoafare, associazione di idee alla Sicilia.


Boa noite!